ORDINANZA N. 489
ANNO 1994
REPUBBLICA ITALIANA
In nome del Popolo Italiano
LA CORTE COSTITUZIONALE
composta dai signori:
Presidente
Prof. Francesco Paolo CASAVOLA
Giudici
Prof. Gabriele PESCATORE
Avv. Ugo SPAGNOLI
Prof. Antonio BALDASSARRE
Prof. Vincenzo CAIANIELLO
Avv. Mauro FERRI
Prof. Luigi MENGONI
Prof. Enzo CHELI
Dott. Renato GRANATA
Prof. Giuliano VASSALLI
Prof. Cesare MIRABELLI
Prof. Fernando SANTOSUOSSO
Avv. Massimo VARI
Dott. Cesare RUPERTO
ha pronunciato la seguente
ORDINANZA
nel giudizio di legittimità costituzionale degli artt. 37, secondo comma, 38, secondo comma, e 39 del d.P.R. 22 settembre 1988, n.448 (Approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni), promosso con ordinanza emessa il 15 aprile 1994 dal Tribunale per i minorenni di Bologna nel procedimento penale a carico di Polelli Cristian, iscritta al n. 349 del registro ordinanze 1994 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 26, prima serie speciale, dell'anno 1994.
Visto l'atto di intervento del Presidente del Consiglio dei ministri;
udito nella camera di consiglio del 14 dicembre 1994 il Giudice relatore Giuliano Vassalli.
Ritenuto che il Tribunale per i minorenni di Bologna premette in fatto che, all'esito di un dibattimento celebratosi nei confronti di un minorenne imputato del reato di "commercio di stupefacenti", è emerso che le pasticche che l'imputato stesso aveva ammesso di aver acquistato e spacciato nelle discoteche ritenendole di "exstasy", in realtà sono risultate contenere sostanze varie, nessuna delle quali però classificabile come stupefacente;
che alla stregua di tali risultanze il giudice a quo ravvisa nella fattispecie una ipotesi di reato impossibile, sicchè, tenuto conto della gravità della condotta e della pericolosità dell'imputato, dovrebbe essere applicata nei suoi confronti con la sentenza di proscioglimento una misura di sicurezza a norma dell'art. 49, ultima parte, del codice penale;
che a tale conclusione non è peraltro possibile pervenire in quanto, osserva il rimettente, le misure di sicurezza non sono applicabili ai minorenni nè in caso di proscioglimento, a norma dell'art. 39 del d.P.R. 22 settembre 1988, n. 448 (Approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni), nè, comunque, quando sussiste il pericolo che l'imputato possa commettere reati diversi da quelli previsti dall'art. 37, comma 2, del medesimo decreto;
che la disciplina dettata dagli artt. 37, comma 2, 38, comma 2 e 39 del d.P.R. n. 448 del 1988 risulterebbe pertanto in contrasto con l'art. 76 della Costituzione in quanto, sostiene il giudice a quo, il legislatore delegato - per decisione politica autonoma - avrebbe introdotto regole dirette "a svuotare praticamente di contenuto il sistema di sicurezza nei confronti dei minori";
e che nel giudizio è intervenuto il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e difeso dall'Avvocatura Generale dello Stato la quale, riportandosi alla sentenza di questa Corte n. 182 del 1991, ha sollecitato l'identica declaratoria di inammissibilità e non fondatezza;
considerato che il caso di specie, così come descritto nella narrativa del provvedimento di rimessione, deve correttamente inquadrarsi non nella figura del reato impossibile ma nella diversa ipotesi del reato erroneamente supposto descritta dall'art.49, primo comma, del codice penale, cosicchè, non potendosi in nessun caso applicare nel giudizio a quo misure di sicurezza a norma dell'art. 49, ultimo comma, del codice penale, la questione - peraltro già dichiarata non fondata con la sentenza n.182 del 1991 - si appalesa manifestamente inammissibile per difetto di rilevanza.
Visti gli artt. 26, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n.87, e 9, secondo comma, delle norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale.
PER QUESTI MOTIVI
LA CORTE COSTITUZIONALE
dichiara la manifesta inammissibilità della questione di legittimità costituzionale degli artt. 37, comma 2, 38, comma 2, e 39 del d.P.R. 22 settembre 1988, n.448 (Approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni), sollevata, in riferimento all'art. 76 della Costituzione, dal Tribunale per i minorenni di Bologna con l'ordinanza in epigrafe.
Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 15 dicembre 1994.
Francesco Paolo CASAVOLA, Presidente
Giuliano VASSALLI, Redattore
Depositata in cancelleria il 30/12/1994.