Ordinanza n.4 del 1985

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ORDINANZA N. 4

ANNO 1985

 

REPUBBLICA ITALIANA

In nome del Popolo Italiano

LA CORTE COSTITUZIONALE

 

composta dai signori:

Prof. Leopoldo ELIA, Presidente

Prof. Guglielmo ROEHRSSEN

AVV. Oronzo REALE

Dott. Brunetto BUCCIARELLI DUCCI

AVV. Alberto MALAGUGINI

Prof. Livio PALADIN

Prof. Antonio LA PERGOLA

Prof. Virgilio ANDRIOLI

Prof. Giuseppe FERRARI

Dott. Francesco SAJA

Prof. Giovanni CONSO

Prof. Ettore GALLO

Dott. Aldo CORASANITI

Prof. Giuseppe BORZELLINO

Dott. Francesco GRECO, Giudici,

ha pronunciato la seguente

 

ORDINANZA

 

nel giudizio di legittimità costituzionale dell'art. 26, comma secondo, del codice penale, promosso con ordinanza emessa il 13 giugno 1980 dal Tribunale di Rovereto nel procedimento penale a carico di Marzadro Attilio, iscritta al n. 646 del registro ordinanze 1980 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 304 dell'anno 1980.

Udito nella camera di consiglio del 4 dicembre 1984 il Giudice relatore Alberto Malagugini.

Ritenuto che con l'ordinanza indicata in epigrafe il Tribunale di Rovereto dubita della legittimità costituzionale dell'art. 26, secondo comma, cod. pen. - concernente la facoltà del giudice di aumentare la pena dell'ammenda fino al triplo quando essa, anche se applicata nel massimo, possa presumersi inefficace per le condizioni economiche del reo - assumendo che detta disposizione, in quanto non prevede l'obbligo della preventiva contestazione delle circostanze che legittimano tale aumento, violerebbe il diritto di difesa garantito dall'art. 24, secondo comma, Cost.

Considerato che nel nuovo testo dell'art. 26 c.p., come sostituito con l'art. 101 della legge 24 novembre 1981, n. 689, la disposizione impugnata é stata soppressa; che, d'altra parte, l'analoga previsione contenuta nel secondo comma dell'art. 133 bis c.p. - introdotto con l'art. 100 della medesima legge n. 689 del 1981 - risulta inserita in un diverso contesto normativo, nel quale le condizioni economiche del reo assurgono a criterio generale di determinazione della pena pecuniaria (primo comma) e vengono in considerazione, non solo per consentirne l'aumento fino al triplo quando la misura massima sia ritenuta inefficace, ma anche per legittimare la diminuzione sino ad un terzo della pena minima, quando questa sia ritenuta eccessivamente gravosa;

che, pertanto, appare necessario restituire gli atti al giudice a quo affinché riesamini la rilevanza della questione sollevata alla stregua delle disposizioni sopravvenute.

 

PER QUESTI MOTIVI

LA CORTE COSTITUZIONALE

 

ordina la restituzione degli atti al Tribunale di Rovereto.

Così deciso in Roma, in camera di consiglio, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 10 gennaio 1985.

Leopoldo ELIA - Alberto MALAGUGINI

Depositata in cancelleria il 14 gennaio 1985.