SENTENZA N.133
ANNO 1980
REPUBBLICA ITALIANA
In nome del Popolo Italiano
LA CORTE COSTITUZIONALE
composta dai signori giudici
Avv. Leonetto AMADEI Presidente
Dott. Giulio GIONFRIDA
Prof. Guido ASTUTI
Dott. Michele ROSSANO
Prof. Antonino DE STEFANO
Prof. Leopoldo ELIA
Prof. Guglielmo ROEHRSSEN
Avv. Oronzo REALE
Dott. Brunetto BUCCIARELLI DUCCI
Avv. Alberto MALAGUGINI
Prof. Livio PALADIN
Dott. Arnaldo MACCARONE
Prof. Antonio LA PERGOLA
Prof. Virgilio ANDRIOLI
ha pronunciato la seguente
SENTENZA
nei giudizi riuniti di legittimità costituzionale dell'art. 164, 2° comma, n. 1, e 4° comma, del codice penale, promossi con le seguenti ordinanze:
1) ordinanza emessa il 25 settembre 1976 dal pretore di Padova nel procedimento penale a carico di Miola Renzo ed altro, iscritta al n. 673 del registro ordinanze 1976 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 340 del 22 dicembre 1976;
2) ordinanza emessa l'11 gennaio 1979 dal pretore di Roma nel procedimento penale a carico di Angiolino Raniero, iscritta al n. 196 del registro ordinanze 1979 e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 108 del 18 aprile 1979.
Visto l'atto d'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri;
udito nell'udienza pubblica del 19 dicembre 1979 il Giudice relatore Leopoldo Elia;
udito l'avvocato dello Stato Giorgio Azzariti, per il Presidente del Consiglio dei ministri.
Considerato in diritto
L'ordinanza del pretore di Padova e quella del pretore di Roma, riguardando entrambe l'ultimo comma dell'art. 164 del codice penale (sia pure considerato, nella seconda ordinanza, insieme al disposto del 2° comma, n. 1), sollevano questioni analoghe che possono essere decise con unica sentenza.
Le questioni non sono fondate.
Con la riforma in tema di sospensione condizionale della pena, intervenuta a seguito dell'art. 12 del d.l. 11 aprile 1974, n. 99 (il quale modificava l'art. 164 del codice penale, ulteriormente modificato, nell'ultimo comma, dalla legge di conversione 7 giugno 1974, n. 220), si è resa più favorevole al condannato la precedente disciplina, stabilendo che < il giudice, nell'infliggere una nuova condanna, può disporre la sospensione condizionale qualora la pena da infliggere, cumulata con quella irrogata con la precedente condanna anche per delitto, non superi i limiti stabiliti dall'art. 163 > (pena detentiva non superiore a due anni).
Dal testo della novellata disposizione, nonché dai lavori preparatori, emerge con chiarezza che la sospensione non può concedersi per più di due volte, costituendo il limite della pena detentiva biennale il massimo di sbarramento per una prima ed una seconda concessione del beneficio. Una diversa interpretazione (in contrasto con la giurisprudenza della Corte di cassazione) non sarebbe aderente alla ratio della riforma, che intende tener conto soltanto di una seconda possibilità di ravvedimento da parte del condannato.
Si eccepisce che così risulterebbe deteriore la posizione del soggetto condannato più di due volte con pene che, cumulate, restino nel limite della pena detentiva di due anni; violandosi in tal modo l'art. 3, 1° comma, Cost. perchè questa situazione sarebbe irragionevolmente svantaggiata rispetto a quella di chi è condannato, una o due volte, a pene che raggiungano l'entità predetta.
Ma la eccepita irragionevolezza non sussiste dal momento che, come si è detto, l'innovazione introdotta dalla riforma va ravvisata in primo luogo nel consentire la sospensione condizionale della pena anche in caso di recidiva, ma di recidiva primaria e non già di recidiva plurima. Perciò il criterio assunto nella normativa del 1974 concerne il numero delle condanne a pena detentiva (che passa da uno a due), compatibili con la concessione del beneficio, e non il limite massimo della pena, che è identico, del resto, sia in caso di prima che di seconda condanna.
Inoltre, l'accedere alla soluzione prospettata nell'ordinanza del pretore di Padova, lungi dal favorire la possibilità di ravvedimento del condannato, potrebbe piuttosto disincentivarla.
In altri termini, il legislatore non è caduto in alcuna contraddizione ed ha sviluppato con coerenza una disciplina che, più favorevole nei confronti del condannato, è comunque fondata sulla prognosi di ravvedimento: prognosi che diverrebbe sempre meno plausibile, una volta che si andasse oltre la recidiva primaria. Comunque solo il legislatore, per considerazioni di politica criminale, potrebbe darsi carico dei rilievi contenuti nell'ordinanza del pretore di Padova, non certo il giudice della costituzionalità delle leggi.
Le considerazioni svolte a proposito di ne ter in idem in tema di concessione della sospensione condizionale della pena valgono anche per la questione di legittimità costituzionale dell'art. 164, 2° comma, n. 1 e ultimo comma, sollevata dal pretore di Roma.
L'ordinanza contesta, sempre in relazione al limite della pena complessiva biennale, l'impossibilità per il giudice di ordinare la sospensione della esecuzione della pena detentiva per delitto, quando il condannato abbia comunque riportato in precedenza due condanne, sempre a pena detentiva per delitto.
Anche qui, è del tutto ragionevole che, superandosi il limite della doppia condanna, come sopra qualificata, perda ogni rilievo la circostanza che la pena complessiva irrogata nelle tre pronunce non superi la durata biennale.
Nè appare pertinente il richiamo a situazioni a torto definite analoghe, nelle quali si faccia valere il carattere, ostativo o meno alla concessione del beneficio, di pronunce di condanna intermedie.
PER QUESTI MOTIVI
LA CORTE COSTITUZIONALE
dichiara non fondate le questioni di legittimità costituzionale dell'art. 164, secondo comma n. 1 e ultimo comma del codice penale, in riferimento all'art. 3 della Costituzione, sollevate dai pretori di Padova e di Roma, con le ordinanze in epigrafe.
Così deciso in Roma, nella sede della Corte costituzionale, Palazzo della Consulta, il 18/07/80.
Leonetto AMADEI – Giulio GIONFRIDA – Guido ASTUTI – Michele ROSSANO – Antonino DE STEFANO – Leopoldo ELIA – Guglielmo ROEHRSSEN – Oronzo REALE - Brunetto BUCCIARELLI DUCCI – Alberto MALAGUGINI – Livio PALADIN – Arnaldo MACCARONE – Antonio LA PERGOLA – Virgilio ANDRIOLI
Giovanni VITALE – Cancelliere
Depositata in cancelleria il 30/07/80.