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2023
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BANDO ENTRO SETTEMBRE
2023 – MESSINA – CORSO DI ALTA FORMAZIONE 27 NOVEMBRE
- 15 DICEMBRE 2023
“GIUSTIZIA
PENALE CONTEMPORANEA E GARANZIE PROCESSUALI DELLA PERSONA. Nuovi modelli di
giustizia penale e sfide della modernizzazione nell’era della diseguaglianza e
insicurezza
PRESENTAZIONE
Il Corso di
Alta Formazione in “Giustizia penale contemporanea e garanzie processuali della
persona”, organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di
Messina, analizza con approccio interdisciplinare i più recenti sviluppi della
giustizia penale alla luce delle trasformazioni delle società contemporanee,
con specifica attenzione all’evoluzione dei modelli processuali dei sistemi di
tutela delle garanzie fondamentali della persona nella prospettiva delle
cornici tracciate dalle carte costituzionali e dalle giurisprudenze internazionali
in materia di diritti umani.
SPECIFICITÀ E
FINALITÀ DEL CORSO
La formazione
fornita dal Corso ha ad oggetto gli istituti fondamentali della giustizia
penale contemporanea e tutela processuale e penale delle garanzie fondamentali
della persona alla luce delle carte costituzionali e internazionali di
protezione dei diritti umani e attraverso uno studio degli aggiornamenti giurisprudenziali
e del dibattito dottrinale. Il Corso presenta inoltre una chiara
caratterizzazione internazionale. La docenza verrà impartita prevalentemente in
spagnolo; specifiche attività di docenza verranno svolte in italiano e/o
portoghese secondo i relatori. La partecipazione di accreditati docenti e
professori di elevata qualificazione e di fama internazionale provenienti da
differenti Paesi, nonché di riconosciuti esperti e operatori del diritto,
assicurerà una formazione di livello elevato, un ampio uso del metodo comparatistico
e un approfondimento teorico-pratico delle problematiche trattate. Il Corso si
caratterizza per un approccio eclettico e interdisciplinare che combina e
integra le scienze del diritto processuale penale, del diritto penale
sostanziale e del diritto costituzionale.
EDIZIONE 2023
L’edizione
2023 del Corso è dedicata ai “Nuovi modelli di giustizia penale e sfide della
modernizzazione nell’era della diseguaglianza e insicurezza”. Essa affronta i
mutamenti connessi all’emergere di forme alternative di amministrazione della
giustizia penale e all’introduzione di inediti percorsi procedimentali e
innovative tecniche investigative, dettati dalla transizione digitale in atto e
dalla ricerca di nuovi equilibri tra la necessità di fronteggiare fenomeni
criminosi sempre più complessi e l’esigenza di assicurare elevati standard di
tutela dei diritti individuali in un’era di crescente insicurezza e
diseguaglianza.
TEMATICHE
L’edizione
2023 verterà sulle seguenti tematiche:
• Eguaglianza
e giustizia penale
•
Informazione e tutela penale nell’epoca della (in)sicurezza
• Cultura
della giurisdizione e tutela di soggetti vulnerabili e minoranze
• Indagine
penale e prevenzione del crimine alla luce della transizione digitale
e
dell’evoluzione scientifica
• Libera
circolazione della prova penale, cooperazione informativa e tutela di dati
personali
• Meccanismi
consensuali, procedure negoziate e modelli di giustizia riparativa
• Politiche
criminali in materia di macrocriminalità transnazionale e nuove forme di cooperazione
giudiziaria e di polizia
STRUTTURA,
MODALITÀ DI SVOLGIMENTO E DESTINATARI DEL CORSO
Il Corso è
strutturato in lezioni frontali, seminari e tavole rotonde, e si svilupperà
lungo tre settimane (27 novembre-15 dicembre 2023). Le attività didattiche si
svolgeranno dal lunedì al giovedì (ore 9:00-13:00 e 15:00-18:00) e nei venerdì
1 e 15 dicembre (ore 9:00-12:00) per un totale di 90 ore (15 crediti formativi
universitari). Il Corso si rivolge a laureati in discipline giuridiche,
studiosi ed operatori del diritto, quali in particolare avvocati, giudici,
pubblici ministeri e pubblici funzionari. È prevista la partecipazione per un
massimo di 80 persone.
SEDE DEL
CORSO
Le attività
didattiche si svolgeranno presso le aule del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Ateneo.
CERTIFICAZIONE
A fronte di
una frequenza non inferiore a 84 ore e al superamento di una verifica finale
sui temi del Corso, verranno rilasciati un Diploma di Specializzazione in Giustizia
penale contemporanea e garanzie processuali della persona (15 ECTS European
Credit Transfer System).
COSTO
Il Corso ha
un costo di € 1.200,00 da versare in due rate. La prima rata, di € 700,00,
dovrà essere versata al momento dell’iscrizione, mentre la seconda, di € 500,
dovrà essere corrisposta entro e non oltre i 30 giorni successivi. Ai fini del
perfezionamento dell’iscrizione farà fede l’avvenuto pagamento della prima
tranche. È inoltre possibile accedere ad un prezzo agevolato di € 1.100,00
versando la quota in un’unica soluzione. All’iscrizione e al pagamento si
procederà secondo i termini stabiliti nel bando che sarà pubblicato nel mese di
settembre 2023. Il prezzo del Corso comprende materiale didattico e attività
sociali e culturali. Per informazioni rivolgersi a: [email protected] Dipartimento di Giurisprudenza, Piazza Pugliatti, n. 1 98122 Messina
(Italia)
DIPARTIMENTO
DI GIURISPRUDENZA COORDINATORE Prof. Stefano Ruggeri (Ordinario di Diritto
Processuale Penale, Università di Messina)
COMITATO
SCIENTIFICO Prof. Stefano Ruggeri (Ordinario di Diritto Processuale Penale,
Università di Messina), Prof.ssa Lucia Risicato (Ordinario di Diritto Penale,
Università di Messina), Prof. Antonio Cappuccio (Ordinario di Storia del
Diritto Medievale e Moderno, Università di Messina), Prof. Stefano Agosta
(Ordinario di Diritto Costituzionale, Università di Messina), Prof. Luca
Luparia Donati (Ordinario di Diritto Processuale Penale, Università Statale di
Milano), Prof. Eduardo Demetrio Crespo (Catedrático de Derecho Penal,
Universidad de Castilla La-Mancha)
ENTRO
MERCOLEDÌ 20 SETTEMBRE - CALL FOR PAPERS
“Confronto sul
tema: A che punto è la dottrina del diritto vivente?”
La dottrina del diritto vivente, come altri
aspetti della giustizia costituzionale, è sintomo della natura della Corte
costituzionale e del ruolo da essa assunto. Le ricostruzioni che di essa sono
state date nel tempo, dalla dottrina ma anche (e soprattutto) dallo stesso
giudice costituzionale, appaiono come delle fotografie del modo di concepire,
di volta in volta, di tempo in tempo, il rapporto tra la Corte costituzionale e
il potere giudiziario. I protagonisti sono gli stessi, ma la rappresentazione
che di essi è data muta.
Sin dai primi anni della sua attività la
Corte ha prestato attenzione alla interpretazione della disposizione di legge
per come vive, per come è applicata nella vita giuridica, pur senza negare però
il suo autonomo potere di interpretazione della disposizione denunciata.
L’attenzione al rispetto dell’analogo potere dei giudici non costituzionali ha
indotto la Corte ad abbracciare la dottrina del vivente come autolimitazione
della propria facoltà d’interpretare: solo quando non sia possibile ritenere
l’esistenza di una norma vivente – o perché non ancora potutasi formare su
leggi troppo recenti, o perché contrastata dall’esistenza di divergenti
correnti interpretative –, la Corte suggerisce la propria interpretazione della
legge, contribuendo con la propria proposta interpretativa alla formazione di
un diritto vivente; in presenza di diritto vivente, invece, secondo tale
dottrina, la Corte deve astenersi dal dare la propria interpretazione e deve
assumere l’altrui consolidata interpretazione a base del proprio giudizio.
L’affermarsi del canone della interpretazione
conforme ha consentito una attenuazione di questa rigida alternativa: il
giudice rimettente, infatti, chiamato a ricercare, tra i significati possibili,
quello costituzionalmente corretto, è legittimato dalla stessa Corte
costituzionale a dar seguito all’interpretazione che reputa adeguata alla
Costituzione, pur in presenza di una (diversa) norma vivente. Il giudice non è
solo abilitato a discostarsi dal diritto vivente, ma deve farlo quando dalla
disposizione censurata è possibile trarre una interpretazione conforme.
Infatti, la questione sollevata senza che si sia tentata senza esito
l’interpretazione conforme è dichiarata inammissibile. La norma vivente diviene
cedevole di fronte a una qualunque diversa interpretazione che il singolo
giudice ritenga preferibile, con l’avallo della Corte costituzionale, se non
circa il contenuto di tale interpretazione, almeno circa il potere di adottarla
al posto di quella vivente.
Negli anni più recenti anche l’obbligo di
interpretazione conforme subisce delle attenuazioni: la presenza di
interpretazione conforme non può risultare vincolante e tale da condurre alla
inammissibilità della questione, poiché la valutazione circa la sua
percorribilità attiene non alla fase della ammissibilità della questione,
quanto al merito della stessa.
Sembra una sorta di scansione cronologica.
Eppure, in quest’anno si registrano alcune decisioni che paiono percorrere
contemporaneamente strade diverse.
Nella sentenza n. 2 del 2023, con riferimento
al divieto di possesso o uso dei telefoni cellulari quale misura di prevenzione,
si legge che «[l]a premessa interpretativa da cui muovono entrambe le ordinanze
di rimessione è dunque fedele alla costante lettura fornita dalla descritta
giurisprudenza di legittimità, che costituisce ormai, come ricordato, diritto
vivente. Ciò fuga ogni dubbio quanto all’ammissibilità delle questioni
sollevate» (punto 8 del Considerato in diritto).
Nella sentenza n. 45 del 2023, in tema di
imparzialità-terzietà del giudice nel processo civile, si legge che le istanze
«possono ben transitare anche attraverso una interpretazione sistematica e
adeguatrice alla Costituzione dell’art. 51, primo comma, n. 4, cod. proc. civ.,
relativamente alla nozione di “altro grado del processo”. Nondimeno le esigenze
di certezza, particolarmente avvertite nella materia processuale, unitamente
alla varietà e alla peculiarità delle ipotesi potenzialmente riconducibili alla
ratio del gravame interno allo stesso ufficio giudiziario – come attesta il
diffondersi di previsioni legislative che tipizzano la norma generale – sono
tali da rendere la pronuncia additiva, invocata dal giudice rimettente, un
rimedio funzionale alle citate esigenze» (punto 10 del Considerato in diritto).
Nella sentenza n. 54 del 2023, in materia di
continenza tra giudizio di cognizione e azione di merito preannunciata nel
ricorso cautelare ante causam, la Corte afferma che il giudice
rimettente «erroneamente ha ritenuto che sulla interpretazione contestata si
sia formato un diritto vivente e, promuovendo l’incidente di legittimità
costituzionale, ha inteso conseguire dalla Corte un avallo ad una delle
possibili opzioni ricostruttive» (punto 4 del Considerato in diritto). Di
conseguenza, la questione di legittimità costituzionale così proposta è
inammissibile, con assorbimento di ogni altro profilo di inammissibilità.
Certamente altre decisioni avrebbero potuto
essere assunte come spunto per una riflessione. Ma è la pubblicazione così
ravvicinata di quelle qui riportate che suggerisce l’opportunità di
interrogarsi sulla definizione, sempre aperta, di diritto vivente; sulla
individuazione dell’organo deputato alla qualificazione di una norma come
vivente; sulla tenuta della dottrina del diritto vivente e sulla sua relazione
con il canone dell’interpretazione conforme; sulla incidenza della nuova giurisprudenza
sul rapporto tra Corte costituzionale e giudici non costituzionali e, dunque,
sul modello di giustizia costituzionale. Suggerisce, cioè, l’opportunità di una
nuova fotografia.
La Direzione della Rivista ha ritenuto
pertanto di particolare interesse un confronto sul tema descritto.
Il confronto è rivolto a giovani
studiosi (assegnisti, dottorandi, ricercatori). La Direzione si riserva
comunque di richiedere singoli contributi.
Per partecipare è necessario inviare un
abstract di circa 3500 caratteri (spazi inclusi), all’indirizzo [email protected] entro il 20 settembre 2023, con l’indicazione di nome
e cognome, qualifica e Università di provenienza, indirizzo mail istituzionale,
titolo provvisorio del contributo.
Le proposte saranno esaminate dalla Direzione
della Rivista che ne selezionerà 5. L’esito della selezione sarà comunicato entro il 10 ottobre 2023. I contributi
saranno pubblicati nel numero 5 del 2023 della Rivista.